Photojournalism

In this page you can find some of my most important photojournalistic projects. In order to better appreciate them I suggest you to open it on a big screen. Enjoy.

Promesa miel

Promesa miel is a project by Heifer International in Mexico. It aims at improving the livelihoods and household economy of small-scale bee producers in southern Veracruz, Oaxaca and Yucatan. Through advocacy in the value chain, improving the production, processing and marketing of honey and products derived from the hive (food, medicinal and cosmetic).

Lieu de vie

The Calais Jungle Camp for migrants, in Calais, France, dates January 2015, it is now the biggest refugee camp in Europe, hosting around 3700 migrants from all over the world. The people hosted in the camp are willing to reach the UK due to the lack of job opportunities in the rest of Europe.

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Se ti muovi non ci pensi

Rome (Italy), 2014.

Una degenerazione nel controllo del proprio corpo che può essere solo rallentata, ma non fermata, di cui non si conoscono le cause. Tremolio, paralisi, le medicine che ti permettono di muoverti solamente durante il loro effetto.

Tramite le storie di Edda e, di sua figlia, Alessandra, entrambe affette dal morbo di Parkinson vorrei raccontare come si vive e come si accettano le prospettive di vita che questa malattia concede.

La malattia di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più comune dopo la malattia di Alzheimer. Molti fattori di rischio e molti fattori protettivi sono stati proposti, a volte in relazione alle teorie riguardanti i possibili meccanismi della malattia, ma nessuno è stato definitivamente individuato da prove certe. La malattia di Parkinson è stata tradizionalmente considerata una malattia non genetica. Tuttavia, circa il 15 degli individui con malattia di Parkinson ha un parente di primo grado con la stessa condizione.

Persons With Albinism

When skin color becomes disability.
Tanzania, 2014.

I was pretending to be asleep, but I saw them cutting her throat and drinking her blood, and then cutting her arms and legs…These are the words of Mmindi, recalling the night of December 2008 when her 5-year-old sister, Mariam, was murdered in front of her. Mariam had albinism.

In the inner regions of Sub-Saharian Africa persons with albinism have a very hard life. Not only do they need to fight against the hard tropical sun, that causes skin cancer, but also against discrimination and traditional medicine, that, in recent years, has valued their body parts as elements with magical power that give success and fortune, causing brutal killings and attacks.

Through the lives of the people portrayed in these photos I described all the issues concerning albinism in different regions of Tanzania. From the Lake Victoria region where killings and discrimination still infringe upon these people's human rights, to the Iringa region tormented with absence of healthcare and the discrimination in Dar-es-Salaam. For these people the Tanzanian government has never been able to guarantee health, education or security. Only through the help of N.G.O.s like Under The Same Sun and Tulime a future is possible for the albinos.

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Cronaca di un abbandono: Ippica Italiana.

Capannelle, Roma 2013-2014.

L'ippica italiana, fino alla fine degli anni'80, poteva essere considerata un movimento sportivo/economico secondo solo a quello inglese. Era semplice appassionarsi ed incuriosirsi al funzionamento delle corse e questa era una qualità fondamentale per un movimento che basa il suo rientro economico sulla scommessa, quindi sulla partecipazione del pubblico. L’attuale Direttore dell’Ippodromo delle Capannelle, l’Ing. Elio Pautasso, ci ricorda come la scommessa ippica sia stata pubblicizzata l’ultima volta in televisione nel 1992 e che, attualmente, le uniche notizie relative a questo mondo si riferiscano alle corse clandestine a agli scandali legati al doping. Sono ormai vent’anni che questo sport è abbandonato ad una lenta agonia. Si è passati da una florida gestione delle corse prettamente tecnica degli ippici, ad una gestione politica, fino allo smantellamento dirigenziale definitivo e all’attuale assenza di programmazione dovuta alla gestione del Ministero dell’Agricoltura.

Un dato economico significativo è la progressione dei tagli al montepremi annuale messo a disposizione dell’ippica negli ultimi quattro anni. Dagli oltre 200 milioni di euro del 2011 ai 102 milioni del 2013. Per il 2014 è stato previsto un montepremi di 75 milioni di euro da dividere tra trotto e galoppo a fronte di un ricavo dal settore scommesse nell’anno precedente di 870 milioni di euro. E’ palese che la scommessa online, i video-poker e la scommessa su sport autosufficienti come calcio e basket siano di maggior profitto per un’agenzia di scommesse e per lo Stato. È da sottolineare, però, che l’ippica in Italia, se regolarizzata, darebbe (e dava) lavoro a più di 15 mila persone.

Allenatori come Fabio Carnevali e Fabrizio Camici si trovano costretti a doversi trasferire all’estero per poter lavorare o a veder ridimensionate, per non dire decimate, le proprie scuderie. Chi invece riesce a farcela, come Giorgio Pucciatti, è perché ha alle spalle un proprietario di scuderia che è anche allevatore e non vede l’ippica unicamente come un investimento remunerativo, ma come una passione.

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Calitri e il Calitrano

Calitri, Italia, 2013.

Arrivando a Calitri dall’autostrada Napoli-Canosa colpisce il paesaggio irpino: campi arati disseminati di pale a vento per la produzione di energia eolica. Calitri, però, si distingue. Ci troviamo davanti un paesino pieno di storia, arroccato su una sulla roccia di tufo, dove non c’è spazio per le pale eoliche. Osservandolo dalla chiesetta di Santa Lucia, sembra che il borgo non abbia strade e che le variopinte case siano state costruite una sull’altra, come in un presepe. Percorrendo il corso nel tardo pomeriggio di fine agosto si assiste allo “struscio”: i vecchietti del paese seduti sulle panchine e sui muretti a chiacchierare sono uno spettacolo fatto di sguardi e di pelli scurite e intarsiate dal lavoro e dall’età. Pare che non abbiano mai visto un turista o un fotografo in vita loro. Effettivamente per questa prima edizione del Calitri Sponz Fest è prevista un’affluenza senza precedenti da queste parti.

Raffaele Salvante, direttore de “Il Calitrano” - periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni - mi accoglie a Calitri; sarà lui il mio Virgilio, mi condurrà per i vicoli del borgo illustrandomi con dovizia di dettagli ogni storia e tradizione popolare, a partire da ciò che si racconta dell’antico castello medioevale. Si narra che Calitri avesse un castello di 300 stanze e che ogni volta che il signore tornava dalle Puglie si usasse accendere una candela per ogni stanza, rendendo così il castello uno spettacolo unico. Purtroppo il terremoto dell’8 settembre 1694 distrusse il castello, e sulle sue rovine furono costruite le case del quartiere nominato Borgo Castello. Mentre passeggiamo, Raffaele mi spiega che la storia di Calitri e dei Calitrani è sempre stata scandita dai vari terremoti che ne hanno modificato la morfologia e le tradizioni.

Un altro terremoto importante fu quello del 23 novembre 1980, data che, per i paesani, segnò la fine di un epoca. Quel giorno le strade e le case sprofondarono di alcuni metri nel terreno e le abitazioni del Borgo Castello crollarono completamente e non furono mai più ricostruite. Il sisma portò alla luce un bastione aragonese, Torre di Nanno, di cui non si aveva alcuna conoscenza prima. Tuttavia nella mente dei Calitrani, la ricostruzione fu il momento peggiore. Invece di unirsi, tanti legami si sciolsero e in molti lucrarono sui fondi statali per la ricostruzione a scapito di chi ne aveva effettivo bisogno. Si pensi che la chiesa dell’Assunta Immacolata - la cui festa l’8 Settembre richiama a Calitri ogni anno migliaia di fedeli e di confratelli da tutto il mondo - fu volontariamente semi abbattuta per poter ricevere più fondi.

Fu proprio in occasione del sisma del 1980 che Raffaele, all’epoca residente a Firenze, sentì l’urgenza di fondare Il Calitrano, un giornale che raccogliesse la memoria antica per condividerla con tutti i compaesani e mantenerla viva. Iniziò con pochi mezzi, cercando gli indirizzi sull’elenco del telefono. Ad oggi - dopo 33 anni - invia gratuitamente ai Calitrani di tutti il mondo (USA, Venezuela, Germania, Svizzera, ecc…) circa 5000 copie a cadenza quadrimestrale e ha messo a disposizione i propri libri (circa 8000 titoli) nel Centro Studi Calitrani. Raffaele è una celebrità a Calitri: saluta e viene salutato da tutti, la gente lo ferma per donare una piccola offerta al giornale, per mettere a disposizione alcune vecchie foto, o semplicemente per avere notizie dell’ultimo numero del giornale . Lo stesso Vinicio Capossela - il cittadino più famoso di Calitri - racconta come per lui, nato in Germania e cresciuto in Emilia, Il Calitrano sia sempre stato una sorta di cordone ombelicale che lo ha tenuto legato alla sua terra, anche se a distanza, e non potrebbe immaginare Calitri senza Il Calitrano.

Nella strada dove il giovedì si fa il mercato si trova il Salone di Giovanni Sicuranza, il barbiere. Grazie al suo lavoro Giovanni conosce tutto di tutti ed è un esperto in storia, cultura e tradizione calitrana. Quando Vinicio Capossela va a tagliarsi i capelli da lui porta con sé un quadernetto dove appuntarsi storie, detti o canzoni raccontate dal barbiere. Il Salone di Giovanni - pronunciato Chuann’ in dialetto - è una delle tappe fisse per i paesani: ci si va per avere notizie, per raccontare avventure e spesso anche per cantare e ballare in compagnia, come avviene in questi giorni di festa.

Nella piazza del comune di Calitri incontriamo Armando Fasticci, un personaggio di altri tempi. Faceva il minatore in Germania, ora è in pensione e ha perso la vista, ma, oltre alla simpatia, gli è rimasta una dote: la voce. Armando è sempre stato un apprezzatissimo cantante di stornelli: da ragazzino girava per paesi a ballare e cantare e tuttora viene invitato ad ogni occasione. Lui si ritiene, però, un “accappant” nato - termine Calitrano per indicare l’imbucato, in particolar modo ai ricevimenti di nozze - e ne va molto orgoglioso. Durante i racconti di Armando appare come per magia Vinicio Capossela, con il suo cappello da capitano e la barba folta. Immediatamente si unisce alla combriccola di amici per scambiare due battute e per convocarli ad un evento del Festival di cui saranno protagonisti in rappresentanza della città.

Il Calitri Sponz Fest, primo festival sullo sposalizio, è un’idea di Vinicio Capossela e deve il suo nome al verbo “sponzare” ossia ammollare, più precisamente utilizzato in riferimento ai tre giorni di ammollo che servivano al baccalà - unico pesce che in passato raggiungeva questi monti - per renderlo commestibile. Infatti, secondo Vinicio, lo sposalizio antico era uno “sponzalizio”, era un rito lungo e pieno di tradizioni particolari e si finiva sponzati, ammollati, come il baccalà

Nei tre giorni il festival ridà vita a queste tradizioni ormai perse con una mostra di foto di matrimonio antiche - in parte raccolte dall’archivio de Il Calitrano - e una rassegna cinematografica curata dal Cinema del Reale nella Casa dell’Eca - luogo in cui si festeggiavano le nozze negli anni ’50 e ’60; l’esposizione dei lenzuoli - tradizione che prevedeva l’esposizione pubblica del lenzuolo insanguinato dopo la prima notte di nozze, a dimostrazione della verginità della sposa (in questo caso ricostruita con l’uso di vernice, a cura di Maria Angela Capossela) -; la celebrazione delle nozze d’oro per le coppie Calitrane che si sposarono nel 1963; ed infine il ballo finale con il concerto di Vinicio Capossela e la Banda della Posta per celebrare l’uscita del loro album.

Taranto, una città normale.

La normalità di Taranto è molto particolare, forse unica. L’accostamento dei record che riguardano questa città ricca di storia, tesori d’arte e degrado, dove la pesca e la caratteristica coltura di ostriche e cozze dovuta alla particolarità dei suoi due mari è stata annientata dall’inquinamento industriale, è quantomeno paradossale: ospita il più grande centro siderurgico d’Europa, la più grande base navale militare d’Italia e uno dei più grandi porti commerciali del Mar Mediterraneo; negli anni Settanta è stata la città del meridione con il reddito pro-capite più alto; nel 2012 si è classificata ultima tra le 107 province italiane per qualità della vita (fonte Il Sole 24 Ore); il Comune ha subito il più grande dissesto finanziario in Italia (2006); produce il 92% della diossina italiana e l’8,8% di quella europea (fonte Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti, 2006); rispetto al resto della provincia, a Taranto si riscontra un aumento delle malattie tumorali del 30% per gli uomini e del 20% per le donne.

Perché? Com’è stato possibile? Chi l’ha permesso? E chi continua a permettere che ciò avvenga? Sono le domande che si pone la cittadinanza attiva e ora anche la giustizia. Risale al 26 luglio 2012 il primo provvedimento cautelare a carico della dirigenza Ilva per disastro ambientale. Il 20 dicembre 2012 il Parlamento approva il primo decreto legge “Salva Ilva” che attribuisce a Taranto lo stato di “area in situazione di crisi industriale complessa” e ne proroga i tempi di bonifica per permettere al sito industriale - classificato economicamente di “interesse nazionale” - di continuare la sua attività. Ad oggi, ogni provvedimento giudiziario dovuto al mancato rispetto dei tempi di bonifica e ambientalizzazione della fabbrica è stato puntualmente contrastato da un decreto legislativo o da un interessamento del governo.

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Habemus Papam

A photo and video reportage documenting the events in St. Peter Square during the days between February 20 and March 19, 2013.

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